Teoderico by Claudio Azzara;

Teoderico by Claudio Azzara;

autore:Claudio, Azzara; [Azzara, Claudio ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Universale Paperbacks il Mulino
ISBN: 9788815363602
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2020-08-15T00:00:00+00:00


2. La rovina dei goti

La successione a Teoderico toccò al nipote Atalarico che era allora ancora un bambino, per cui assunse la reggenza in suo nome la madre Amalasunta, che di Teoderico era figlia e che da tempo era rimasta vedova. Dopo la prematura morte dello stesso Atalarico, nel 534, Amalasunta associò al trono, sposandolo, il cugino Teodato, uno dei più potenti e ricchi membri dell’aristocrazia gota. Fino a quel momento Teodato si era distinto soprattutto per la propria abilità nell’accumulare sempre più estese proprietà fondiarie in Tuscia; egli era però anche dotato di una certa cultura, avendo appreso, tra l’altro, alcuni rudimenti di filosofia platonica, mentre pare che fosse del tutto inesperto di arte militare, tanto da sembrare quasi più un senatore romano che un guerriero della stirpe dei goti. L’aristocrazia gota si trovò di fronte a un bivio politico, indecisa se tentare di ricucire il rapporto con i romani del regno e con l’impero, provando a superare le gravi difficoltà emerse negli ultimi anni del governo di Teoderico, oppure dare lo strappo finale esasperando la tensione, sia con l’inasprire il proprio predominio sui romani all’interno, sia con lo sfidare militarmente l’impero, di cui forse si metteva in dubbio la capacità (o la volontà) di impegnarsi in una lunga e difficile guerra in Italia. Secondo le fonti, Amalasunta avrebbe preferito la prima opzione e si sarebbe perciò fatta scrupolo di scongiurare ogni possibile arbitrio nei confronti della popolazione romana, mantenendo aperto il dialogo con il ceto senatorio e giungendo a risarcire gli eredi di Boezio e di Simmaco. Teodato, invece, tenne un atteggiamento ambiguo nel momento della salita al trono, si schierò in seguito con quanti perseguivano il conflitto, magari anche perché allettati dalla possibilità di procedere così a ulteriori confische e appropriazioni dei beni dei romani.

La polarizzazione all’interno del gruppo dirigente goto circa le diverse strategie da seguire vide ben presto la parte che si riconosceva in Amalasunta messa in minoranza. La regina, sempre più isolata, negli anni della reggenza aveva dapprima tentato di indebolire gli avversari allontanando dalla corte i principali tra questi, con il pretesto di affidare loro incarichi di varia natura; quindi, per irrobustire il potere regio si era decisa a sposare Teodato, che forse riteneva vicino alle proprie posizioni. Soprattutto, però, ella si era affrettata a richiedere la protezione di Giustiniano, prontamente ottenuta, mettendo nel conto anche l’eventualità di una fuga a Costantinopoli in caso di bisogno. Il rendersi esplicito del legame tra la figlia di Teoderico e l’imperatore e la radicalizzazione di posizioni inconciliabili fra i goti fecero precipitare gli eventi. Nel 535 Teodato depose la consorte e la fece relegare prigioniera in un’isola del lago di Bolsena, dove poco dopo la fece strangolare. L’assassinio offrì a Giustiniano, in forza della protezione che aveva accordato ad Amalasunta quando lei gli si era commendata, il motivo formale per dichiarare al regno dei goti la guerra che da tempo andava preparando. In quello stesso anno mosse alla volta dell’Italia la spedizione militare diretta a rovesciare



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